Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/232

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IL BANDELLO

a l’illustre e valorosa signora

la signora

gioanna sanseverina e casttgliona

salute


Quanto errino alcuni buoni uomini privi di ogni buono e sano giudicio, li quali non vogliono che in modo veruno le donne siano atte a le lettere e a Tarmi, è tanto facile a provare che soverchio parmi il volervisi affaticare; perché leggendo le istorie antiche e moderne, di quale lingua si sia, si troveranno molte donne in l’una e l’altra facoltá degne di onorata e immortale memoria. E certamente se li padri volessero permettere alcune de le figliuole darsi agli studi litterali e anco a Tarmi, molte riusceriano eccellentissime, come fu per lo passato. Ma per non discorrere per l’Europa, non usciremo per ora fora di Milano, lasciando Pentesilea, Camilla, Tomiri, Ippolita, Zenobia, Saffo, Temistoclea, Proba, Polla, Argentaria e molte altre dotte e bellicose, e diremo solamente de la mirabile eroina la signora Ippolita Sforza e Bendvoglia, che tutto il di si vede di passi reconditi de la lingua latina dottamente disputare. Ma come posso tacere la moderna Saffo, la signora Cecilia Gallerana contessa Bergamina, che, oltra la lingua latina, cosí leggiadramente versi in idioma italiano compone? Chi oramai non conosce la signora Camilla Scalampa e Guidobuona, le cui colte rime sono in tanto prezzo? Queste tre sono pure in Milano. Ci è ancora la nobile e valorosa signora Luzia Stanga, che con la spada in mano fa paura a molti bravi. Ci è anco la figliuola del giardinero de l’umanissimo signor Alessandro Bentivoglio, che questi di nel gran borgo de la Porta Comasca contra dui sbirri,