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NOVELLA XXIII (XXIV)
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salario. Né guari in corte dimorò che, con le sue piacevolezze
e berte che faceva, acquistò l’amore di ciascuno, di maniera
che il marchese cominciò non volgarmente ad amarlo e mon-
strare con molti segni che l’aveva carissimo. E dimesticandosi
con esso lui familiarissiinamente, in'poco di tempo crebbe tanto
l’amore suo verso il Gonnella, che pareva che senza quello
vivere più non sapesse. Era il Gonnella aveduto, scaltrito e ricco
ne li parlari di pareri e di propositi ; e ciò che proponeva, sem¬
pre con alcuna apparente ragione confermava. Era poi eloquen¬
tissimo col suo parlar toscano, di maniera che persuadeva ogni
cosa a chi voleva. E come mi soviene assai volte avere udito
dire a mio avo, che diceva essere stato dimestico del Gonnella
quando ancora egli era cortegiano, devete sapere che le buffo¬
nerie e piacevolezze che faceva non procedevano né da pazzia
né da poco cervello, ma nascevano da la vivacità, acutezza e
sublimità de l’ingegno che in lui era, perciò che il tutto faceva
pensatamente; e come si deliberava fare alcuna galanteria, con¬
siderava la natura di quelli che beffar voleva e il piacer che
ne poteva conseguire il signor marchese. E di molte che a
diversi tempi fece, io ve ne vuo’ dire una che a esso marchese
da lui fu fatta. Era di natura sua molto pensoso esso Gonnella;
per questo, come si trovava solo, sempre chimerizzava e si imagi-
nava alcuna piacevolezza, e tra sé prima la ordiva tre o quattro volte
avanti che le mani mettesse in pasta. Onde, avendosi imaginato di
farne una al signore marchese, si mise uno giorno a una fenestra
del palazzo, che risponde su la piazza verso la chiesa episcopale.
Avea egli uno coltellino in mano e spesso, alzando gli occhi
al cielo, faceva con la punta del coltellino certe ziffere e caratteri
sopra il muro. Sovravenne in questo il marchese, e mostrando
pure il Gonnella non si accorgere di lui, attendeva tuttavia a
fare li suoi caratteri, alzar gli occhi al cielo e con le mani fare
mille bagattelle e atti, che parea bene che profondamente immerso
si trovasse in pensieri importantissimi. Poi che il marchese stato
fu buona pezza a mettere mente a quelle bizzarrie, disse al Gon¬
nella: — Che cosa è questa ove tu farnetichi adesso? — Come
egli senti il marchese, fingendo non si essere di lui prima
M. Bandello, Novelle.
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