Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/262

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NOVEI.I.A XXIII (XXIV) 259 ora con la penna in carta e ora col coltellino su per lo muro, e si ingegnava mettersi in tale parte che il marchese il potesse vedere. Esso marchese veggendo questo, si deliberò pure di voler vedere a che fine questa cosa devesse reuscire. Sapeva ¡1 Gonnella il nome de li pianeti e conosceva molte stelle in cielo; onde uno giorno, parlando a la presenza del marchese col medico di esso signore, disse alcune cose, che non so dove apparate se l'avesse, che appertenevano a la astrologia giudiziaria, di modo che il medico, che non devea perciò essere il più dotto del mondo, giudicò che il Gonnella fosse uno perfetto astrologo, e li disse: — Gonnella, Gonnella, tu mostri di essere buffone, ma tu mi pari uno eccellente astrologo. — Rivoltosi poi al marchese, disse: — Signore, cotestui ha il diavolo addosso. Egli è altro che noi non crediamo. Signore mio, egli ora ha tócco certi punti che ne la astrologia giudiziaria sono di recondita dottrina. — Per le parole di messer lo medico, che devea essere stretto parente di mastro Simone da Villa, il marchese cominciò prestar fede a le fole del Gonnella. Del che avedutosi il Gonnella, ordinò una trama per meglio adescarlo e darli piacere: fare che il medico fosse il beffato, fatto cavaliere bagnato, come fu mastro Simone. Udite adunque come. Suole quasi per l’ordinario in Ferrara, presso la loggia che è sotto il gran palazzo de la corte, essere assai fiate su la publica strada di molte some portate dagli asini, di pentole, scudelle boccali, olle, pignatte e altri simili vasi di terra cotta, che quivi si vendeno per uso de le case. Onde il Gonnella, con uno de li pentolai convenutosi, gli ordinò che il tale giorno con una soma di vasi se ne venisse, per quella vietta stretta che conduce in piazza, verso la bottega de le bollette. E perché l’asino, che era assueto spesse fiate fare quello camino, di lungo se ne an- derebbe per scaricarsi ove era uso diporre la soma, che esso il cacciasse per la piazza lungo la facciata de la chiesa maggiore, e come fosse per ¡scontro la porta del tempio, che facendo il cruccioso e bizzarro rompesse i vasi e ammazzasse l'asino, e subito se ne andasse via; né mai palesasse, a persona che si fosse, chi a far questo l’avesse indutto, sotto pena de