Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/160

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mentendolo per le canne de la gola, alzò il pugno e gli diede sul muso un gran punzone, con quelle sue mani callose dal continovo martellare che averebbero schiacciate le noci sovra un letto. Il Boientis essendo con la toga lunga indosso e non si potendo troppo ben aiutare, fu stranamente da l’armaruolo carmignato senza pettini, il quale datogli di molte pugna e convolto nel fango, fu cagione che molti al romore traessero, i quali con gran fatica tutto rabbuffato glielo levarono di mano. Nè per questo cessava il buon medico di bravare e dire che voleva la moglie, minacciandolo di cavargli il cor del corpo. Quelli che al romore erano corsi, udendo di che cosa era nata la questione ne cominciarono senza fine a ridere, e ser capocchio Boientis narrava a tutti la favola dicendo: – Questo becco cornuto non mi vuol rendere mia moglie, ed io la voglio mal grado ch’egli n’abbia. Tu me la darai, beccone che sei. Sì farai al vangelo di san Marco d’oro. Credi tu ch’io voglia sopportare che un par tuo goda la mia donna? Io la voglio, intendemi bene, e ti farò costar caro ciò che fatto m’hai. – Pensate se queste pappolate davano da rider a la brigata, non s’accorgendo egli che faceva come coloro che sputano contra il cielo e lo sputo gli cade in faccia: egli appellava Gian Maria «becco» e non s’avvedeva che questo era suo proprio nome. Andò così mal concio il medico a casa, ed assettatosi a la meglio che puotè, si presentò a monsignor lo vescovo e propose la sua querela. Il vescovo ordinò che il vicario facesse ciò che di ragione era da fare. Il che il vicario fece diligentissimamente, e citate le parti e datole conveniente termine a provar le lor ragioni, poi che il processo fu autenticamente finito, col conseglio d’alcuni dottori che aveva chiamati, pronunziò sedendo pro tribunali, ed a Gian Maria comandò che restituisse la Domenica al Boientis, ma che si ritenesse i venti ducati per le spese che fatte le aveva; e così come egli tolse la Domenica gravida del Boientis medesimamente che il Boientis la ripigliasse gravida di lui, a ciò che la cosa andasse di pari. Il nato figliuolo fu giudicato al Boientis; o maschio o femina che nascesse, a Gian Maria; e che tra i dui rivali si facesse pace: il che si fece. Il Boientis tutto allegro de la vittoria si vestì di scarlatto e si mise una cuffia nuova in capo a ciò che il cimiero non si vedesse, e con gran festa a casa si menò la moglie ed il figliuolo, la quale indi a pochi mesi partorì un altro maschio che a Gian Maria fu dato. Nè per questo è men cara al medico la moglie, anzi per bella e buona se la tiene, credendosi aver beffato la madre di lei e Gian Maria. Ed a chiunque gliene parla narra tutta l’istoria così allegramente,