Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/255

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tra le due famiglie. I Capelletti uniti insieme andarono a querelarsi al signor Bartolomeo. Da l’altra parte il padre de l’ascoso Romeo con i primi dei Montecchi provarono che andando Romeo per la città a diporto con i suoi compagni, che a caso abbattendosi ove i Montecchi erano stati assaliti dai Capelletti, entrò ne la zuffa per levar via i romori ed acquetar la questione; ma che ferito di traverso da Tebaldo, lo pregò che volesse far ritirar i suoi e depor l’armi, e che Tebaldo ritornò a ferirlo, ed il caso com’era successo. E così l’un l’altro accusando e tutti scusandosi, innanzi al signor Bartolomeo fieramente tenzionavano. Tuttavia essendo assai manifesto i Capelletti esser stati gli assalitori, e provatosi per molti testimonii degni di fede ciò che Romeo prima ai suoi compagni detto aveva e le parole verso Tebaldo usate, il signor Bartolomeo fatto depor a tutti l’arme, fece bandir Romeo. Era ne la casa dei Capelletti un grandissimo pianto per la morte del loro Tebaldo. Giulietta allargate le vene al lagrimare, a quello punto non metteva sosta, ma dirottamente piangendo, non la morte del cugino piangeva, ma de la perduta speranza del parentado oltra modo s’attristava e miseramente s’affligeva, non sapendo a che fine la cosa riuscisse imaginarsi. Avendo poi per via di fra Lorenzo inteso ove Romeo si trovava, gli scrisse una lettera tutta piena di lagrime e per mano de la vecchia al frate la mandò. Sapeva ella Romeo esser bandito e che forza era che da Verona si partisse, onde affettuosissimamente lo pregava che le volesse dar il modo di partirsi seco. Romeo le scrisse che si desse pace, chè col tempo al tutto provederia, e che ancor non era risoluto ove ricoverar si devesse; ma che più vicino che fosse possibile anderia a stare, e che innanzi che partisse farebbe ogni sforzo di ritrovarsi con lei a parlamento ove più comodo a quella fosse. Elesse ella per men periglioso luogo il giardino ove le nozze del suo matrimonio già fatte aveva; e determinata la precisa notte ch’insieme esser devevano, Romeo, prese le sue arme, del convento con aita di fra Lorenzo uscì ed accompagnato dal suo fidatissimo Pietro, a la moglie si condusse. Entrato nel giardino fu da Giulietta con infinite lagrime raccolto. Stettero buona pezza tutti dui senza poter formar parola, bevendo, insiememente basciandosi, l’un de l’altro le stillanti lagrime che in abbondanza grandissima distillavano. Poi condolendosi che sì tosto divider si devessero, altro non sapevano fare che lagrimare e lamentarsi de la contraria fortuna ai lor amori, ed abbracciandosi e basciandosi insieme, più volte amorosamente insieme presero piacere. Appropinquandosi poi l’ora del