Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/256

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partire, Giulietta, con quelle preghiere che puotè le maggiori, supplicò il marito che seco condur la volesse. – Io, – diceva ella, – caro il mio signore, mi raccorcerò la lunga chioma e vestirommi da ragazzo, ed ovunque più vi piacerà andare, sempre ne verrò vosco ed amorevolmente vi servirò. E qual più fidato servidore di me potreste voi avere? Deh, caro il mio marito, fatemi questa grazia e lasciatemi correr una medesima fortuna con voi, a ciò che quello che sarà di voi sia di me. – Romeo quanto più poteva con dolcissime parole la confortava e si sforzava consolarla, assicurandola che portava ferma openione che in breve il suo bando saria rivocato, perciò che di già il principe n’aveva data alcuna speranza a suo padre; e che quando condurla seco volesse, non in abito di paggio la menarebbe, ma come sua moglie e signora vorrebbe che onoratamente e da sua pari accompagnata andasse. L’affermava poi che il bando più d’un anno non dureria, perchè se in questo mezzo la pace tra i parenti loro non si faceva amicabilmente, che il signore vi metteria poi la mano ed a mal grado di chi non volesse gli faria pacificare. Avvenisse poi ciò che si volesse, che veggendo le cose andar in lungo, egli prenderia altro partito, essendogli impossibile che senza lei lungo tempo vivesse. Diedero poi ordine di darsi nuova con lettere. Molte cose disse Romeo a sua moglie per lasciarla consolata, ma la sconsolata giovane altro non faceva che piangere. A la fine cominciando l’aurora a voler uscire, si basciarono e strettamente abbracciarono gli amanti, e pieni di lagrime e sospiri si dissero a Dio. Romeo a San Francesco se ne tornò e Giulietta in camera. Indi poi a dui o tre giorni, avendo già Romeo disposto il modo che voleva tenere a partirsi, celatamente in abito di mercadante straniero, di Verona uscito, trovò buona e fidata compagnia a l’ordine ed a Mantova sicuramente si condusse. Quivi, presa una casa, non gli lasciando suo padre mancar danari, onoratamente e ben accompagnato se ne stava. Giulietta tutto il dì altro non faceva che piangere e sospirare, e poco mangiava e meno dormiva, menando le notti uguali ai giorni. La madre veggendo il pianger de la figliuola, più e più volte le dimandò la cagione di quella sua mala contentezza e che cosa si sentisse, dicendole che oggimai era tempo di por fine a tante lagrime e che pur troppo la morte del suo cugino pianto aveva. Giulietta rispondeva non saper che cosa s’avesse. Tuttavia come da la compagnia involar si poteva, si dava in preda al dolore ed a le lagrime. Il che fu cagione che ella ne divenne magra e tutta malinconica, di modo che più quella bella Giulietta che prima