Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/264

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Ella nulla o ben poco quella notte dormì, varii pensieri per l’animo ravvolgendo. Cominciandosi poi ad appressar l’ora de l’alba ne la quale ella deveva ber l’acqua con la polvere, se le cominciò a rappresentar ne la imaginazion Tebaldo del modo che veduto l’aveva ferito ne la gola, tutto sanguinolente. E pensando che a lato a quello o forse a dosso sarebbe sepellita, e che dentro quel monimento erano tanti corpi di morti e tante ignude ossa, le venne un freddo per il corpo, e di modo tutti i peli se le arricciarono a dosso che oppressa da la paura tremava come una foglia al vento. Oltra questo se le sparse per tutte le membra un gelato sudore, parendole tratto tratto che ella da quei morti fosse in mille pezzi smembrata. Con questa paura stette alquanto che non sapeva che farsi; poi alquanto ripreso d’ardire, diceva fra sè: – Oimè, che voglio io fare? ove voglio lasciarmi porre? Se per sorte io mi destassi prima che il frate e Romeo vengano, che sarà di me? Potrò io sofferire quel gran puzzo che deve render il guasto corpo di Tebaldo, che a pena per casa ogni tristo odore quantunque picciolo non posso patire? Chi sa che alcuno serpe e mille vermini in quel sepolcro non siano, i quali io cotanto temo ed aborrisco? E se il core non mi dà di mirargli, come potrò sofferire che a torno mi stiano e mi tocchino? Non ho io poi sentito dir tante e tante volte che molte spaventevoli cose di notte sono avvenute non che dentro a sepolture ma ne le chiese e cimiteri? – Con questo pauroso pensiero mille abominevoli cose imaginando, quasi si deliberò di non prender la polvere e fu vicina a spargerla per terra, e andava in strani e varii pensieri farneticando, dei quali alcuno l’invitava a pigliarla ed altri le proponevano mille casi perigliosi a la mente. A la fine poi che buona pezza ebbe chimerizzato, spinta dal vivace e fervente amore del suo Romeo che negli affanni cresceva, ne l’ora che già l’Aurora aveva cominciato a por il capo fuor del balcone de l’oriente, ella in un sorso, cacciati i contrarii pensieri, la polvere con l’acqua animosamente bevendo, a riposar cominciò e guari non stette che s’addormentò. La vecchia che seco dormiva, ancor che tutta la notte avesse compreso che la giovane nulla o poco dormiva, non pertanto del beveraggio da quella bevuto s’accorse; e di letto levatasi, attese a far suoi bisogni per casa come era usata. Venuta poi l’ora del levarsi de la giovane, tornò la vecchia a la camera dicendo come fu dentro: – Su su, chè gli è tempo di levarsi. – Ed aperte le finestre e veggendo che Giulietta non si moveva nè faceva vista di levarsi, se le accostò e dimenandola disse: – Su su,