Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/301

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ricuperar la sua prigionia. E questo fin qui in queste guerre s’è di continovo osservato così dai nostri regii come dai cesarei. Ora, che che ne sia stato cagione, Francesco Monsignore il tutto ha pervertito, e guerreggiato di maniera che se a la futura posterità sarà narrata, non troverà fede d’essere creduta, tanto parrà lor strana e crudele. Era in Carraglio il capitano Zagaglia ariminese, il quale prima a le mura si diportò molto valorosamente ed uccise molti dei nemici di sua mano. Veggendo lo sforzo e numero grande degli imperiali, di cui era capo Francesco Monsignore, si ritirò a la piazza sempre combattendo; e non solamente aveva da combattere con i nemici, ma con gli uomini ancora de la terra, perciò che i carragliesi, oltra l’aver introdutti i nemici dentro, tutti con mano armata s’unirono a morte e distruzione dei nostri. Il Zagaglia adunque, dopo l’essersi lungamente diffeso e morti di sua mano degli avversarii più di sessanta, a la fine avendo molte ferite di picca e di saette, mancandogli il sangue, nel mezzo dei morti nemici, non potendo più sostenersi, si lasciò valorosamente con la sua spada in mano e con la rotella al braccio andar in terra, e quivi fu da la moltitudine dei combattenti oppresso. Tutti gli altri soldati combattendo furono morti, perchè Francesco Monsignore sotto pena de la vita comandò che nessuno si pigliasse prigione. Alcuni, ben che pochi, si salvarono per beneficio de la notte. Il giorno seguente parlandosi del combattere che s’era fatto e lodando molto il valore e fortezza del Zagaglia, Francesco Monsignore fece ricercar il corpo morto, ed avutolo dinanzi a sè, in luogo di fargli dar sepoltura, come onoratamente fece Annibale a Marcello, non so da che maligno spirito preso, crudelissimamente gli fece cavar il core e darlo ai cani, nè volle che fosse sepellito. Nè altro sapeva dire se non che il Zagaglia gli aveva ammazzato, senza il numero degli altri, otto o nove dei migliori soldati che avesse. Fu appresso il cartaginese, perpetuo e crudelissimo nemico dei romani, la vertù del romano Marcello in prezzo: non guardò Annibale che Marcello più volte l’avesse superato e fattogli morire migliaia e migliaia di soldati, del quale già aveva detto che nè vittore nè vitto sapeva riposare, chè trovato il corpo suo, con debito onore gli fe’ dar convenevol sepoltura. E ai giorni nostri in Italia s’è trovato un prencipe italiano che ad un fortissimo soldato italiano, che onoratamente aveva mostrato il suo valore e con l’arme in mano da par suo era morto, non solamente non ha voluto lasciarlo seppellire, ma gli ha, così morto com’era, fatto cavar il core?