Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/39

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le lagrime affrenare, ma per pietà de la donna lagrimante piangendo, ultimamente così le disse: – Lascia, reina mia, questi tuoi pensieri e rasciugando il pianto metti fine al dolore e sta di buon animo, chè questa fortuna a te così noiosa ed avversa cangerà stile e i dèi con meglior successo il rimanente de la vita tua perseguiranno. Tu moglie mia sarai e reina, e di questo la fede mia chiamando li dèi in testimonio ti obligo ed impegno. Ma se per caso, (o Giove, nol consentire!), io mi vedessi astretto a darti a’ romani, vivi sicura che in poter loro viva non andarai. – Con queste promesse, in segno de la fede egli diede la destra a Sofonisba e con lei ne le stanze interiori del regal palazzo entrò. Quivi poi pensando Masinissa tra sè come la promessa fede a la donna serbasse, da mille pensieri combattuto e quasi la sua rovina palese veggendo, da temerario e mal sano amore consegliato, quell’istesso giorno publicamente per moglie la sposò e le nozze tumultuarie fece, come se Sofonisba più non devesse esser in arbitrio de’ romani poi che da lui era sposata. Venne dopo questo Lelio, il quale avendo inteso queste nozze se ne turbò fortemente e si sforzò mandar Sofonisba come preda romana insieme con Siface a Scipione. Ma dai prieghi e da le lagrime di Masinissa vinto, che il giudicio del tutto rimetteva a Scipione, mandò Siface con gli altri prigioni e preda, e attese insieme con Masinissa a la recuperazione degli altri luoghi del regno, per non ritornar in campo se la provincia non veniva tutta in mano dei romani. Aveva ben prima esso Lelio minutamente del successo del matrimonio avvisato Scipione, il quale intendendo queste cose e la celebrazione di così precipitate nozze si turbò molto forte ne l’animo suo, meravigliandosi che Masinissa non avesse prima aspettato Lelio, e che quel dì che entrato era in Cirta avesse fatte queste mal consegliate nozze. E tanto più il fatto di Masinissa a Scipione dispiaceva quanto che egli era da simili disconvenevoli e disonesti amori in tutto alieno, di modo che in Spagna non s’era da bellezza nè leggiadria di donna lasciato piegare dal suo onesto e lodevole proposto già mai. Pertanto giudicava l’atto di Masinissa esser stato fuor di tempo, poco onorato, e degno d’esser biasimato da qualunque persona lo sapesse. Tuttavia come savio ch’egli era e prudente, dissimulava ciò che nel core aveva, aspettando l’occasione di por rimedio a tutto. Ora devendo insieme con Lelio Masinissa ritornar in campo, quali egli ragionamenti con Sofonisba facesse, quante lagrime spargesse, quanto sospirasse, se io volessi narrare averei troppo che fare e mi mancherebbe il tempo. Egli