Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/72

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venuta la vostra onorata cugina, la molto illustre e gentil signora Gostanza Rangona, – alora vedova ed ora consorte del molto valoroso ed onorato cavaliero il signor Cesare Fregoso, – per veder i signori conti Calcagnini, suoi nel primo matrimonio figliuoli, che per lungo tempo veduti non aveva, fu da tutti i gentiluomini e gentildonne di quella città molto onoratamente visitata. Ed essendovi tutto il dì onesta e gentilissima brigata, si ragionava per via di diporto di molte cose, come in simil compagnia è costume di fare. Avvenne un di quei dì che vi si ritrovò messer Filippo Baldo gentiluomo milanese, giovine nel vero molto discreto e sollazzevole, che v’era venuto in compagnia d’alcuni altri gentiluomini milanesi amici de la detta signora Gostanza. E ragionandosi dei varii ed infiniti accidenti che tutto ’l dì occorrono e de le poderose e divine forze de la celestial Venere, esso messer Filippo ch’era bel dicitore, dicendo che così come agli uomini è lodevol cosa l’innamorarsi di donna di maggior e più nobile schiatta di lui, medesimamente ne le donne grandissimo senno è non amar uomo più nobile di loro, narrò molto accomodatamente una bellissima novella ai nostri giorni avvenuta; la quale perchè degna mi parve d’esser da tutti intesa, quello stesso giorno così a la grossa per modo di commentario scrissi, a ciò che non m’uscisse di mente, con animo poi di rivederla e, come ho fatto, mettervi l’ultima mano. Ora essendo venuta a Ferrara una gran parte de la nobiltà di Milano ad onorar le vostre magnifiche e suntuose nozze, ove ancora vi si trovavano tutte le belle donne de la città e la maggior parte dei gentiluomini, fu essa novella narrata a la presenza di tutti da esso messer Filippo, venuto con l’illustrissimo signor Gian Paolo Sforza vostro onorando consorte. Onde piacendovi molto, poi che con assai onorevoli parole quella lodaste, piacquevi, la vostra mercè, comandarmi che io ve ne facessi copia; il che alora promisi di far molto volentieri. Averei con effetto a la promessa sodisfatto, se non mi fosse stato di bisogno per commissione del signor duca di Ferrara con diligenza ritornarmene in Mantova, ove alora si ritrovava il signor Aloise. Da altre poi faccende che di giorno in giorno mi sono sovravenute impedito, ho tardato fin ad ora a pagarvi il debito che con voi aveva. Ora per uscir de l’obligo mio, avendo agio di sodisfarlo, non mi è paruto onesto di tardar più a disobligarmi. E tanto più volentieri a questo mi muovo, quanto che di continovo mi sovviene la sempre acerba ed onorata memoria de la vertuosa e cortesissima signora la signora Ippolita Sforza