Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/78

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adunque deliberato, poi che a questo termine mi son lasciato trasportare e che Iddio ha permesso che oltra modo di così alta, nobile, generosa e bella donna io sia, ahi misero e lasso me, acceso, contentarmi de la vista sola di quei begli occhi suoi, e servendola, amandola e onorandola fin che io starò in vita, che certo per quel ch’io mi creda sarà poco, pascer solo con il chiaro splendore di quelle vaghe e divine luci tutte le mie speranze, perciò che non son così fuor di me che manifestamente io non conosca altro guiderdone di tanto alto amore sperar non possa, chè sarebbe estrema pazzia. – Al fine di queste sue parole caddero di molte lagrime dagli occhi del povero amante, e da quelle e da molti singhiozzi impedito e da certo non so che sovra preso, non puotè più oltra dire. E in vero chi visto l’avesse in viso, l’averebbe giudicato che da mordace e penosa passione era il suo cor trafitto. Ora essendo noi stati molto attenti a quanto egli detto ci aveva, sì come la cosa richiedeva, essendoci infinitamente di tal accidente meravigliati e parendoci più tosto sognare ch’esser ove eravamo, ci guardammo buona pezza l’un l’altro in viso senza motto alcuno dire. Raccolta poi la lena che per l’estrema ammirazione era smarrita, messer Girolamo e io con evidentissime ragioni ci sforzammo persuadergli che da questo suo folle pensiero rappellasse l’animo e altrove lo rivolgesse, mostrando lui l’impossibilità de l’impresa ed il grandissimo pericolo che ne poteva seguire. Ma noi cantavamo a’ sordi, perciò ch’egli non voleva e diceva non poter ritirarsi da questo amore, avvenissene mò ciò che si volesse. Nè alora solamente con agre riprensioni di tal alterezza lo riprendemmo e sgridammo, ma molte altre volte che insieme ci trovammo ne gli facemmo gran romore per far che conoscesse il suo manifesto errore. Ma il tutto era opera gettata via, di maniera che il Borgo ed io pigliammo per espediente non parlargli più di tal materia, ma star a veder ciò che ne seguirebbe. Perseverando adunque messer Filippo nel suo fiero proponimento e di continovo presentandosi a la chiesa quando sapeva che le reine v’erano, avvenne che elle s’accorsero de l’amor di lui, perciò che avendo più volte messo mente tutte due al modo ch’egli teneva, agli atti, al frequentar del luogo, al veder che sempre dirimpetto a loro si poneva e gli occhi da dosso a loro mai non levava, giudicarono ch’egli senza dubio d’una di lor due o almeno di qualche damigella quivi entro fosse innamorato. E di questo le due reine insieme ne tennero ragionamento: al vero perciò non s’apposero già mai. Nacque nondimeno nei cori loro un desiderio di chiarir