Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/183

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novella xl. 181

tesia tua avergli in protezione, e ciò che a me far dovresti, far a loro: che su da te si troveranno abbandonati, non so come potranno sostentare la sconsolata e misera vita loro. Io te gli raccomando pur assai. Egli mi pare, disse allora Camillo sorridendo, che tu sia per navigare all’isole del mondo nuovo, e mai più non debbi ritornar in queste nostre contrade. Che cosa ò questa? ove vuoi tu andare"? Se tu vuoi far testamento, fa ch’io t’intenda, perchè manderò a chiamar ser Cristoforo, che sai che è notaio famosissimo, e noi altri saremo testimoni. Orsù, vuoi tu ch’io mandi per esso lui? Io son povera giovane, rispose Cinzia, e non ho facoltà nò possessioni da far testamento; e tutti questi mobili che qui in casa sono, sai bene che non sono mici, avendogli tu mandati qui per fornirmi la casa. E secondo che t’ò venuto voglia d’abbandonarmi, e rompermi la fede tante volte a me con sagramenti affermata, che già mai non mi lasceresti; che so io se queste robe a mio padre e a mia madre lascerai? Sicchè io non ho da far testamento, ma bene lascerò che tutto il mondo conosca come a torto abbandonata da te sono, e veggia insiememente l’aspra e fiera tua crudeltà e la poca fede; che sai bene, Camillo, senza che più te lo replichi, quanto altamente mancato mi sei. Ricordati, ricordati di ciò che tante volte detto, promesso e giurato ni’ hai. Io veggio bene e tocco con mano che il vento ne portava le tue parole. Iddio e di sopra, e in lui spero, che, per esser giusto giudice, e che non lascia nessun bene irremunerato, e nessun male impunito, farà le mie vendette; e conoscerai alla fine che tu cagione non avevi di trattarmi ili questa maniera. Ma allora il pentimento tuo nò a te nò a me recherà punto di giovamento. Tuttavia tu avrai sempre intorno al cuore questo rodente e mordace verme che di contioovoti affliggerà, e sempre innanzi agli occhi della mente ti rappresenterà questa crudeltà, che ora senza mia colpa m’usi, non l’avendo io meritata già mai. Perdonatemi voi, miei amici che qui siete, se io dicessi cosa alcuna che vi recasse noia, e perdonate alla mia insopportabile e giusta passione. Io vorrei ora che tutte le incaute e semplici donne fossero qui presenti, perchè io darei loro un consiglio, che per me non ho saputo pigliare cioè che non prestassero fede alle lusinghevoli parole di questi giovini che fingono l’innamorato, e tante ne ingannano, quante aver ne ponno: ed io ne posso render verissimo testimonio. Non accade, disse Camillo, entrar in questi ragionamenti. Oramai mi pare che debba esser tempo che io, compiacendo al debito dell’onor mio e ai miei parenti, attenda ad altro che a queste favole.