Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/38

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un altro dì ne parleremo a più bell’agio. – Ed andato l’uno in qua e l’altro in là, scrisse il fervente e sollecito amante a la sua innamorata quanto col padre di lei aveva ragionato, del che ella si trovò meravigliosamente lieta. Messer Ambrogio, pensando a quello che il giovine chiesto gli aveva, dubitò che credendo di far amicizia e parentado non acquistasse una eterna nemicizia. Egli conosceva la diseguaglianza che tra le parti era, e giudicava cotal matrimonio non deversi fare. Il perchè diligentemente al tutto lungamente pensato, ebbe modo di parlar con madonna Francesca, – chè tale era il nome de la madre de l’innamorato giovine, – e puntalmente le narrò tutto il ragionamento che con il giovine era passato. Si trovò assai di mala voglia madonna Francesca di cotal nuova, e ringraziò pur assai messer Ambrogio che le avesse la voluntà del figliuolo fatta intendere, e lo essortò a maritar Laura e non perder tempo. Si strinse ne le spalle il povero gentiluomo e si scusò dicendo che la possibilità non ci era e che Laura ancor era fanciulletta e non passava il tempo. Li domandò madonna Francesca quanto egli soleva dar di dote a le sue figliuole. A cui egli rispose: – Io, signora, ne ho maritate due e ho dato a ciascuna di loro mille ducati. Al presente mi resta Laura, a la quale vo’ dar il medesimo quando sarà il tempo, chè volendola adesso maritare non averei il modo di pagar cento fiorini. – Disse alora madonna Francesca: – Messer Ambrogio, a ciò che voi conosciate quanto m’è stato caro l’avviso che dato m’avete del desiderio del mio figliuolo, cercate partito uguale a vostra figliuola, e quanto più tosto lo farete sarà meglio; ed io vi presterò tutti i mille ducati de la dote, i quali voi mi restituirete con vostra comodità in cinque o sei anni. Nè altro da voi voglio che uno scritto di vostra mano. – A questa sì cortese e larga proferta rese messer Ambrogio quelle grazie che seppe le maggiori, e promise a madonna Francesca non mancar d’usar ogni diligenza per maritar Laura. E così restarono d’accordio. Sollecitava tuttavia Gian Battista con lettere ed ambasciate la sua Laura, e tante volte quante in destro gli veniva passava per la contrada, ed ogni volta che a la finestra la vedeva gli pareva veder un nuovo paradiso aperto, sentendo da quelle viste una interna e meravigliosa consolazione. Madonna Francesca, che aveva paura grandissima che il figliuolo non sposasse Laura, tenne segretamente modo di parlar con monsignor l’abbate Caimo suo fratello, uomo d’autorità e di riputazione, e con altri suoi parenti; e medesimamente parlò con alcuni zii e congiunti di sangue del figliuolo, e a tutti fece intender l’amorosa pratica di