Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/384

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disputare di buffoni! Ragioniamo di altro, se vi piace, e poi che di buffoni parlato si è, dicasi alcuna burla fatta da alcuno buffone, che allegri tutti e ci faccia ridere. – Tutti allora approvarono il parere del signore Galeotto; e messer Gian Angelo Montemerlo, gentiluomo dertonese, persona molto discreta, narrò una beffa fatta dal Gonnella a la marchesa di Ferrara, la quale io subito descrissi. Sovenendomi poi de la nostra dolce compagnia che in Pavia con tanto piacere avessimo, deliberai che questa novella al nome vostro fosse dedicata, non avendo io fin qui nessuna de le mie novelle ancora mandatavi. Perciò talora, quando da li vostri gravi studi vi sentirete alquanto fastidito, potrete con questa e altre simili lezioni la mente afflitta uno poco ricreare, chè sapete bene come a Pavia eravate solito sovente fiate di fare. State sano.

NOVELLA XXVI


Il Gonnella fa una burla a la marchesa di Ferrara


e insiememente a la propria moglie; e volendo essa


marchesa di lui vendicarsi, egli con subito argomento si libera.


Ancora che voi, signori miei, siate su l’armi e abbiate dato alto principio a la felice impresa, avendo da l’assedio degli spagnuoli liberato Turino, che era ridotto al verde, e ogni dì andiate acquistando terreno, avendo già ricuperate molte castella, io non credo già che ne si disdica, tra la cura de l’armi, talora prendere uno poco di ricreazione, per essere poi a le fazioni più freschi e più vigorosi. Perciò, come bene ha detto il signor Galeotto, lasciamo le disputazioni a le scole e dottori, e mettiamo in campo alcuna piacevole beffa fatta da qualche buffone. E perchè io ne ho una per le mani, che altre volte a Pavia udii narrare, quella ho deliberato di narrarvi. Devete adunque sapere che il Gonnella, essendo di origine fiorentino, si partì a posta da Ferrara per andare a Firenze, con licenza del marchese Nicolò da Este, per prender moglie; ove prese una monna Checca Lappi, che era giovane assai bella e molto accostumata, e quella a Ferrara ne condusse in una sua casa vicina al palazzo, che era assai agiata e bene a ordine, e provista di tutto ciò che a una casa di uno cittadino fa mestieri. Quivi la tenne egli cerca diece giorni, e, trovando certe sue scuse, non volle, da andare a la messa in fuori, che pratticasse con persona. Fu rapportato a la signora marchesa come la moglie del Gonnella era venuta, e