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che era tutta galante e forte bella, mostrando negli atti suoi molta leggiadria. Venne voglia a la marchesa per ogni modo di vederla; onde disse al Gonnella: – Io vorrei pure che ormai tu ci lasciassi vedere questa tua sposa, e permetterle che pratticasse con le mie damiselle. – Il Gonnella, che altro non aspettava che di essere richiesto di questa cosa, volendo rispondere a la marchesa, si lasciò pietosamente uscire uno gran sospiro e disse, facendo quasi vista di lagrimare: – Deh, madama mia, non vi curate di vedere le mie penaci angoscie, perchè, veggendo mia moglie, voi non potrete ricevere piacere veruno, anzi vi sarà cagione di fastidio grandissimo. – Come! – soggiunse la marchesa. – Tu sei errato, perchè a me recherà ella consolazione non picciola, e per amore tuo io la vederò volentieri e la accarezzerò. Falla, falla venire. – Il Gonnella allora rispose: – Madama, io farò ciò che vorrete. Ma per Dio! che gioia potrete voi ricevere da quella, non potendo seco ragionare, perchè ella è di modo sorda che chi con lei parla, se non grida altissimamente, non può da quella essere udito? Ha poi ancora presa cotesta mala usanza: che se parla con chi si voglia, credendo, come ella è sorda, che ciascuno sia di tale sorte, ella quanto più alto può grida, così che pare forsennata. – Non si resti per questo, – disse la marchesa, – chè io parlerò sì alto seco che mi intenderà. Va pure, e falla venire per ogni modo. – Sia con Dio! – rispose il Gonnella; – io vi ubedirò. Bastami che vi abbia avertita, chè non ripigliate poi, e sgridarmi col dirmi villania. Io vado, madama, di lungo a casa. – Andò dunque e, trovata la moglie, appo quella si assise e le disse: – Checca mia, io fin qui non ti ho voluto lasciare pratticar per questa città, aspettando l’occasione che prima tu potessi far riverenza a la signora nostra marchesana. Ella patisse una infermità, che assai sovente la molesta; perchè ora la terrà occupata otto dì, ora quindeci, ora uno mese, e ora più e meno, secondo che la luna fa il suo crescimento e decrescimento. Questo suo male è sì maligno, che la fa di modo sorda che conviene, a chi parla seco, gridare a più alta voce che sia possibile. Ella medesimamente, mentre questo suo umore le dura, non sa nè può parlare che non gridi. Pensa pure che il signore marchese non ha lasciato cosa a fare, e fatto venire li più solenni medici di lontani paesi, che si possano trovare, per darle alcuno compenso. Il signore da Carrara, prencipe di Padoa, padre di essa marchesa, anco egli vi si è affaticato assai e ha mandato medici eccellentissimi; ma il tutto è stato indarno, perchè tutti li rimedi punto non giovano. Questa mattina ella