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LETTERA VENTOTTESIMA

DEL CANONICO GlANANDREA IRICO A GlUSEPPA NATURANI

[Studiare sui libri è buona cosa anche per una fanciulla; ma piú importante ed utile è il sapere che s’acquista studiando gli uomini.] Ho piacere, Peppina mia, che, malgrado i disastri incontrati a cammino, tu t’abbia terminata la tua peregrinazione felicemente. Costá però, sia il soggiorno bello, sia il soggiorno brutto, fa’ in guisa di vi star volentieri, poiché ad ogni modo v’ hai pure a stare alcuni mesi. La filosofia che tu studi non va studiata punto, se non t’insegna a passare la vita lieta dovunque la Provvidenza ti conduca. Se noi non siamo contenti di noi medesimi, come n’hanno ad esser altri? Mangia, bevi, studia, passeggia, canta, balla e fa’ tutto quello che hai a fare con ilaritá, e sarai trovata dappertutto quell ’amabil cosa che ognuno ti truova qui; ed è articolo importantissimo in questo mondo l’essere un’amabil cosa, massimamente voi altre fanciulle. Se ti lascerai andare alla noia di non essere nel luogo dove vorresti essere, riuscirai incresciosa a chi ti scorgerá annoiata; e riuscendo incresciosa agli altri, ti troverai sempre piú incresciosa a te medesima, perché la noia è cosa che si moltiplica. A buon conto tu hai due buone arme, se non basta una, per difenderti dalla noia: l’ago e la penna; due arme di pari tempera come d’egual pregio. Cuci e scarabocchia, e poi torna a cucire e poi torna a scarabocchiare, ché i quattro mesi passeranno via senza tu te n’avvegga. Ma qual consiglio, Peppina, vuoi tu ch’io ti dia sul proseguimento degli studi da te intrapresi? Io non so che altro ti dire in tal proposito, se non che t’abbisogna ostinatezza e metodo. Se sarai pertinace e regolare, apprenderai molto in poco tempo, studiando specialmente a poco per volta. Voli brevi, ma forti e sicuri; e l’ale non si stancheranno e ti porteranno