Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/116

Da Wikisource.

attraverso il vastissimo continente del sapere come aquila. Alterna con frequenza lo studio e il riposo, l’applicazione e il divertimento. Rumina domani e non oggi su quello che studiasti oggi, 0 la sera su quello che studiasti la mattina, perché il ruminare immediate su quello ch’uno ha studiato non s’ha propiamente a chiamare «ruminamento», ma sibbene «studio» o «continuazione di studio»; e lo studiare continuato non te lo consiglio, ma interrotto e alternato, come dissi, conformandomi a quel proverbio dell’arco troppo teso. Durando nel pensiero d’apprendere il greco ed il tedesco, sia con Dio. A me non tocca entrare nella quistione se tu faccia bene o male. Ad alcuno parrá forse che né l’uno né l’altro di tali studi s’appartengano troppo ad una gentildonna giovanetta. Pure tu t’avrai il tuo perché nel cercarti l’acquisto di quelle due lingue; né io ho ora a far altro che additarti il mezzo da me reputato il piú facile e il piú spedito affinché tu te ne insignorisca. Fa’ dunque di capire ogni di poco piú d’una decina di versi greci e di linee tedesche; e quando sarai sicura d’aver capito bene gli uni e le altre, ricopia l’altre e gli uni un paio di volte e anco tre o quattro, se vuoi; meditaci sú, la sera o il di dietro, un quarto d’ora o una mezz’ora, e poi non ci pensar altro; ché tanto quel po’ di greco quanto quel po’ di tedesco si collocheranno da sé in un qualche cantuccio della tua memoria, per poi uscirne fuora al bisogno tuo e al tuo comando. Basti questo del sapere che si può acquistare per via de’ libri. Diciamo pure qualcosa del sapere che s’acquista studiando gli uomini, il qual sapere è senza dubbio piú del primo importante, perché piú quotidianamente necessario. Bacone diceva che 1 libri non insegnano l’uso de’ libri; onde fa inestiero ricorrere a chi ne insegni l’avvalerci di quello che avremo imparato da essi: vale a dire fa mestiero ci volgiamo allo studio di que’ cosi chiamati uomini, poiché s’ha pur a vivere in societá e non nelle solitudini. Sai che Cuiaccio diceva di non aver letto libro, per cattivo che si fosse, dal quale non imparasse qualche cosa, eccettuandone uno solo di cui non volle dirci né l’autore né il titolo. Se quel valentuomo vivesse a’ di nostri, gnene vorrei