Vai al contenuto

Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/263

Da Wikisource.

dallo stesso abate, le quali dicono: «Chiunque rintraccia le sorgenti della poesia, la riconoscerá sempre come un effetto di quella comunicazione che passa fra l’anima e i sensi» b). Sogghigni quanto Ella vuole, signor Pianta, delle focose speranze ch’io nutro a favore della mia storia. Tant’è! Io non posso non augurarne bene, considerando il tanto bisogno che la nostra bella Italia s’ha d’un libro di questa fatta: bisogno tanto evidente, che dobbiamo infinitamente maravigliarci non ne sia sin ad ora venuta peranco l’idea ad alcuno; e mi fido eziandio negli aiuti che mi sono venuti e che mi verranno da piú parti, onde mi riesca squisitissimo in ogni suo minimo ette. Basta! «Se saran rose le fioriranno», dice il proverbio; ed intanto Ella mi permetta ch’io le dica da capo non indugi soverchio a trasmettermi le notizie che si sta per su’ grazia ammucchiando a beneficio d’una tanto benemerita e miracolosa opera. Signor Pianta, le sono schiavo da volere a non volere. (i) Vedi le note allo stesso discorso, pagina ventunesima, colonna prima. Si cita l’edizione fattane in Roma nel 1776 sotto gl’infausti auspizi del prefato Nivildo Amarinzio.