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Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/268

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mio signor Sebastiano, che mi par pure una cosa quasimente impossibile: non potrá egli porre un’altra corda all’arco suo? Non potrá Vossignoria trovarsi, esempligrazia, un altro Arlecchino, ora ch’io le ho posto in mano il bandolo dello spago con cui s’ha a condurre per le poco intricate vie di questo labirinto, e trovarsene da se medesimo quanti piú ne vorrá? — Vedi — risponde il signor Sebastiano, — vedi s’io sono un uomo di pasta grossa, che, senza il tu’ aiuto, non sapre’ rinvenirmi un altro Arlecchino degno d’essere appaiato a quel padre maestro delle scuole arcimbolde, s’io m’aggirassi un anno per queste nostre vie! Tant’è: questa è una pappa che bisogna pure tu me la metta in bocca a belle cucchiaiate, o ch’io mi morrò della fame! — Pulcino nel capecchio, ché tale Vossignoria mi riesce di tutto punto! Ah, signor Sebastiano! Ved’ Ella colá quel bellissimo signorino che s’esce della biblioteca del Triulzi in punta di piede e in atto di francioso che balli il minuetto? — Si, lo vedo. Gli è il Verri, il conte Pietro Verri. Lo conosco quanto conosco le mie propie mani. — Ebbene: quel Verri, quel conte Pietro Verri, per fare l’Arlecchino, cioè per dire delle arlecchinate del genere sguaiato o maccheronesco, com’altri nel chiamano, nolla cede un iota al padre Onofrio Branda, comeché in una maniera di stile tutt’affatto diversa dalla di colui. Il conte è altrettanto nimico d’ogni toscanesmo, d’ogni toscaneria, d’ogni toscaneggiatura e d’ogni toscaneggiamento, quanto il frate n’è sfegatatamente amico. Dum vitant stulti vitia, in contraria currunt. Nominate la Toscana al conte Pietro Verri! E’ butta fuoco dagli occhi e bava dalla bocca, tantoché nel credereste spiritato; e, se l’ho pur a dire colla mia usata ingenuitá, e’ mi riesce il doppio e il triplo piú Arlecchino che non l’Arlecchino incappucciato. Vuol Ella accertarsene, signor Sebastiano? Corra a sentirlo quando e’ si sta acciarpando letteratura nel Caffè V) di Demetrio. (1) Foglio periodico cosi intitolato e pubblicato per alcun tempo in Milano da certi goffi, il piú rimarchevole de’ quali era questo conte Pietro Verri. Vedi il Viaggio d’Italia di monsú della Lande all’articolo di Milano.