Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/359

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senza posa le glorie sciocche della povertá, onde si venga bel bello estinguendo in ciascuno l’amore della fatica e dell’industria. S’egli è vero che l’ incomprensibile provvidenza di Dio ha condannati gli uomini sino ab initio ad affaticarsi e ad industriarsi, per vivere, e s’egli è altresí vero che quella stessa provvidenza ha dato agli uomini sino ab initio una buona dose di forza corporale e mentale, appunto perché potessero adoperare quella fatica e quell’ industria; non ne siegu’egli per dirittissima conseguenza che, né da frati né da verun’ altra classe d’uomini, non si dovrebbono sciorinare di coteste dottrine bastarde, che tendono diviato ad incarognirci il corpo e l’anima e a distoglierci dall’adoperare quella fatica e quell’industria necessaria, indispensabilmente necessaria al nostro vivere? — Piano, piano! — torna qui adire quel molesto padre maestro senza maestria. — Concedo che noi altri frati, si dai sacri pergami e si ne’ nostri librattoli divoti, esortiamo tuttora quanto piú possiamo i fedeli all’amore di quella cosa chiamata dai nostri padri teologi «povertá evangelica», «povertá cristiana». Ma, se il volgaccio non ha tanto di cervello da distinguere questa specie di povertá da quell’ altra che tu intendi e che consiste nel non avere della roba, che ci possiamo noi? È egli nostro fallo, se il volgo non sa tanto di teologia quanto ne sappiamo noi, e se non è atto a distinguere povertá da povertá? — Padre, padre, voi non dite qui esattamente il vero, e vorreste pure barattarmi le carte in mano! Molto facil cosa mi sarebbe il provarvi come innumerabili sciocchi del vostro ceto predicano di fatto da’ pergami ed inculcano ne’ loro scempi librattoli la necessitá assoluta d’esser poveri di roba, chi vuol ire facilmente in paradiso. Diamovi tuttavia per concesso non predichiate e non inculchiate se non quell ’altra vostra aerea sorte di povertá: come ha il volgo a sbrogliare le vostre ingarbugliate matasse teologiche senza prendere sbaglio? Come ha a colpire nel vero senso di que’ vostri gerghi e ad intenderli senza commetter equivoco, necessitato, com’egli è, dal suo stato a starsi reggendo un aratro lungo un campo, mazzicando con un martello in una fornace, scoccando una spola sur un telaio, e