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II. PREFAZIONI ALLE TRAGEDIE DI PIER CORNELIO 51

sentire delle cose buone ed utili. Moltissime altre cose io ho nella mia testa intorno alla commedia; ma, signor conte, ne parleremo un’altra volta più a dilungo o in voce o in iscritto. Solo vo’ dirvi prima di finir oggi di parlarvi di essa, che io credo voi di quel mio pensiero che io ho qui di sopra mostrato palesemente avere, cioè che i comici di Venezia debbono avere la maggioranza sopra tutti i comici d’Italia, così che citando quelli per prova di alcune cose intorno al teatro, io faccio conto che tanto debba valere quanto il citar Boccaccio intorno alla lingua.

Se noi abbiamo poche commedie che piacciano al pubblico, non siamo così scarsi di tragedie delle quali pure di diverse ragioni e spezie ne abbiamo. Ne abbiamo in prosa, in versi senza rima ed in versi frequentemente rimati. Di quelle in prosa non n’ho visto riuscire alcuna, di quelle in versi senza rima poche, e di quelle frequentemente rimate, che sono le uniche del Metastasio, comunemente chiamate drammi, assai, anzi tutte: e per mio avviso il Metastasio, quantunque rigorosamente parlando non si possa chiamar poeta di tragedie, è il solo poeta di teatro che io ardirei quasi di porre a fronte di Pier Cornelio, quantunque io senta dire da molti, e che talora paia anche a me, ch’e’ non conservi troppo i veri caratteri de’ suoi eroi come a noi sono venuti dalla storia. Questa è una delle principali critiche che si fanno a quel grand’uomo; l’altra è che nelle sue tragedie o drammi, chiaminsi come si vuole, e’ non ha soverchio badato a’ precetti del padre Aristotile e che ha molte inverisimiglianze negli accidenti delle sue favole. Ma a che giova mai tutto ciò, se Metastasio piace e se ha fatto guadagnar tanti ducati agli stampatori che lo hanno stampato tante volte? Metastasio letto piace, piace cantato e piace recitato; ma quella de’ ducati guadagnati dagli stampatori è la prova più grande, per mio avviso, del gran merito d’un autore, che aver si possa. Viva, viva il Metastasio; e que’ pochi grechisti che lo vanno criticando provinsi un tratto a restringersi, come egli a forza dee fare, in tre atti assai brevi, con la legge di non aver a far entrare al più al più che sette personaggi, con tante arie e tanti