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venuto a ronzare dattorno, lo aveva lodato della sua presenza così sollecita in casa, che non era, come sappiamo, nelle sue consuetudini.
— E non lo indovinate, baronessa, il perchè? — disse il conte Pompeo, piegandosi sulla vita e presentando la faccia in tre quarti. — Il cuore mi diceva che questa sera voi sareste venuta delle prime, ed ho voluto trovarmi subito al mio posto, per farvi una corte spietata.
— Zitto! — esclamò la baronessa. — Giovanna è vicina, e guai a me, se vi sente!
— Eh via! Peggio sarebbe se mi sentisse il cavalier Giorgetti, che vedo là in sentinella, come sempre. Il poveretto non ha occhi che per voi, e prevedo che a furia di guardare il sole, sarà ben presto costretto a usare le lenti turchine. —
Il colpo era forte e coglieva in pieno; ma la baronessa non ne fu sconcertata.
— Come v’ingannate! — diss’ella, dando in una sonora risata. — Quel povero cavaliere è un amico modesto e prezioso, che mi