Pagina:Barrili - Arrigo il Savio, Milano, Treves, 1886.djvu/136

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— Diciamo dunque le tue idee prestabilite; — riprese il Gonzaga. — Tu devi lasciarle un momento in disparte, per considerare con me la giovinezza di Arrigo. Quel povero ragazzo si è trovato solo, nel mondo, a combattere; più che imparare a custodirsi da certe intemperanze dell’età, è stato costretto dal bisogno a moderarsi, ad osservare, a scegliere la sua via. Ti è mai occorso di vedere dei saltatori, che per aver calcolata troppo lunga una distanza, o anche per assicurarsi contro i pericoli di una caduta nel vuoto, prendessero una rincorsa maggiore del bisogno, e, nell’impeto, nello slancio del salto, varcassero il segno? Così e non altrimenti il mio povero Arrigo; ha fatto maggior provvista di forze che non bisognasse al caso suo. Doveva esser più giovane, egli, che non aveva tempo da perdere nei giuochi e nelle follie dell’età? meno accorto, egli, che dubitava d’inciampare ai primi passi? Ha diffidato, ha temuto; ma era onesta la sua diffidenza, rispettabile il suo timore. Quasi si potrebbe esclamare: o felix culpa! poichè