Pagina:Barrili - Arrigo il Savio, Milano, Treves, 1886.djvu/146

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poi, non ballava più affatto. Un cavaliere, figuratevi! Inoltre, quella sera, mentre un forte guerriero teneva il campo per lui, egli doveva stare più che mai riguardoso. Era fresca la scena in cui una povera donna confusa, amante ancora e pentita, più bisognosa forse di essere consolata che esaudita, era rimasta colpita dalla sua insigne freddezza, e, senza avere ottenuto da lui il conforto di una parola calda, di una lagrima generosa, aveva dovuto riprendere la sua via, in mezzo alle solite ansietà, ai soliti pericoli, sdegnata con lui, ma più ancora con sè medesima!

Dopo i famosi lanciers, in cui Cesare Gonzaga non si era mostrato niente più impacciato di tanti altri personaggi eminenti, che qualche volta debbono pure mescolarsi in queste difficili imprese della frivolezza elegante, la povera contessa entrò nella sala di lettura, e trovò modo, passando, di gittare alcune parole all’orecchio di Arrigo, mentre negli atti e nel sorriso mostrava di dirgli una frase gentile, come è l’uso e l’obbligo delle padrone di casa.