Pagina:Barrili - Arrigo il Savio, Milano, Treves, 1886.djvu/237

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A quell’annunzio, Gabriella levò la fronte, sgranò tanti d’occhi e sorrise.

— Ah! — esclamò ella. — Si tratta di un discorso che ha da farmi il signor Gonzaga, e sei triste? —

Il Manfredi contemplò un istante la figliuola, non senza maravigliarsi di vederla così lieta all’udire quel nome.

— Sei dunque molto contenta che egli ti parli? — le chiese.

— Babbo... non so. Con che aria me lo domandi! Ma infine, che c’è di male? Non mi avete assuefatta da bambina, tu e la povera mamma, a stimarlo come un uomo nobile e buono, ad amarlo come il migliore amico della famiglia? È venuto, dopo tanti anni che si aspettava; l’ho veduto ancor io, e m’è parso superiore all’idea che m’ero fatta di lui. Sai? a forza di sentirlo nominare come un giusto, come un uomo virtuoso, come un’anima eccelsa, mi ero figurata un Socrate, un Platone, un Pitagora, che so io! uno di quei tanti filosofi antichi, di cui tutti parlano, di cui generalmente non si conosce