Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu/103

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chesi del Carretto, terzieri del Finaro, avevano corte e dimora.

Si è già detto che il castello Gavone era murato a cavaliere del borgo, su d’un contrafforte della roccia di Pertica. Da quella notevole altura il feudale baluardo dei Carretti guardava davanti a sè il borgo anzidetto e tutto il corso del Pora fino alla spiaggia del mare; sui lati, poi, vigilava le due valli del Calice e dell’Aquila, quella che mette a Rialto e questa a san Giacomo. Era, per que’ tempi, fortissimo arnese. Quattro torri merlate lo munivano sugli angoli. Lunghesso le mura si aprivano larghe finestre, partite a colonnini, indizio di fasto all’interno; ma su quelle finestre correva un poderoso cordone di pietra e poco sopra di questo una lunga balconata, colle sue caditoie aperte sotto gli sporti, donde all’occorrenza si facea piovere una gragnuola di sassi sui nemici che avessero ardito accostarsi a pie’ delle mura.

Grandiosa mole, che, a mezzo diroccata (dopo essere risorta un’altra volta, insieme colla mutevole fortuna de’ suoi signori) fa tuttavia bella mostra di sè, e potrebbe anco tentare il più nobile dei capricci che la ricchezza consenta ai fortunati del tempo nostro; il capriccio, vo’ dire, di restaurare il passato nella sua parte accettabile! I marchesi del Carretto, ai quali era toccata quella porzione litorana del retaggio aleramico, avevano innalzato il castel Gavone intorno al 1100. Uomini in continuo stato di guerra con vicini e lontani, dovettero eleggere a loro dimora e presidio un luogo discosto dal mare e manco accessibile alle incursioni dei barbari, che infestavano in que’ tempi le coste della Liguria. Epperò, da princi-