Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu/290

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CAPITOLO XV.

Qui si racconta delle valentie di due sozi,
i quali non erano Teseo a Piritoo.


Non credano i lettori benevoli che l’autore, avendo nel capitolo precedente chiamata madonna Nicolosina l’Elena di Castel Gavone, voglia venire in quest’altro a nuovi riscontri mitologici. Egli ha per contro già, confessato nel titolo che i due sozi di cui parlerà non erano da mettersi a paragone con Teseo e Piritoo, que’ due famosi rapitori di donne.

Compagni di ventura, il principe d’Atene e il re dei Lapiti, rubarono Elena, ancor tenerella di età, la quale toccò in sorte al primo di loro; e il patto essendo corso tra i due che il perdente fosse dal vincitore aiutato a trovarsene un’altra, ne conseguì che Teseo accompagnasse l’amico di là d’Acheronte, per dargli mano al ratto di Proserpina; il secondo, e credo anche l’ultimo, attentato amoroso, di cui fosse fatta argomento quella povera dea. Il primo, se ben ricordate, fu commesso da Plutone, che poi consacrò la sua marachella con un bravo matrimonio e con un permesso alla moglie di andare in campagna da sua madre per sei mesi d’ogni anno.

Or dunque, s’avviarono i due amici all’impresa, ma