Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu/69

Da Wikisource.

— 58 —

spalle; — ma se madonna Bannina avesse mai fumo de’ tuoi disegni — che certo non saranno fior d’innocenza....

— Oh, potresti giurarlo, nol sono; — interruppe Tommaso, ridendo sgangheratamente. — E perciò, vedi, mi tengo alla larga. Il castello mi dà noia, e i begli occhi della Gilda non mi faranno mai perdere la tramontana; la selvaggina mi piace, e se la mi capita a tiro d’archibugio, povera a lei, le scatto un colpo; se no, no, Che diamine! Non amo le frustate, io; e quei di lassù sarebbero capaci di farmi pigliar la misura delle spalle. Questo, io lo intendo, ti parrà un ragionar da filosofo; ma, mio caro, per un’ora di sollazzo non è da comperarsi un monte di guai. Si ha una vita sola, a questo mondo; perchè farla arrangolata e tapina? Io non vo’ grattacapi. Pur troppo ne avremo, e non cercati da noi. Che te ne pare di questa burrasca che è in aria? Non è forse ella il colpo di grazia? Ed anche questa ci bisognerà parare; ma alla croce di Dio, non vo’ pigliarmi fastidi oltre il bisogno.

— Che dici tu mai? — esclamò il Bardineto, con un accento da cui trasparivano lo stupore e lo sdegno. — Si combatte per casa nostra.

— Ah sì, casa nostra! — replicò sogghignando quell’altro. — Casa dei Carretti, vuoi dire! Bada a me, Giacomo Pico; noi siamo quei leoni aggiogati che ci ha sulla insegna il marchese. Si rode il freno d’acciaio, e, spinte o sponte, si tira il carro simbolico, lo scudo e l’elmo coronato dei nostri amati signori. Questa è la nostra sorte, e non vedo che possa farsi migliore. Da un pezzo io la vengo rimuginando, questa bellissima sorte, e la paragono a quella di Noli e di