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tento della scelta fatta da lei? O della malizia con cui pareva aver penetrati i miei disegni, innanzi che io medesimo mi accorgessi di averne alcuno? O della sua serenità, del suo umore giocondo, mentre io ero preoccupato e malinconico, siccome è debito d’ogni innamorato nel primo stadio del suo male? Non lo so; ci doveva essere un pochino di tutte queste cose, nella mia aria imbronciata.
Ora, in quella che andavo innanzi, chiuso in quella musoneria, che è la più sciocca e la meno utile tra le forme esteriori dell’animo, sentii una mano entrare sotto il mio braccio, lì presso alla piegatura del gomito, e dopo la mano un braccio morbido, che, scorrendomi contro il costato, mi diede come una scossa elettrica dal capo alle piante.
— Siete in collera? — mi disse una voce argentina.
— Nossignora, — risposi; — pensavo.