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Il mio avversario era sfumato. Non era dunque il sonno, ma un deliberato proposito di cansare il pericolo, che lo aveva fatto tirar via fino ad Ancona, e chi sa, fors’anco più oltre. Ma allora, che bisogno c’era di darmi la posta in quell’angolo oscuro di terra? Che bisogno! La rabbia del momento, forse; poi, la presenza di una donna, davanti a cui nessuno ama parer da meno di un altro; poi infine, a che stillarmi il cervello? Non dovevo io intenderlo a bella prima, che avevo a che fare con uno spaccone?
E tuttavia mi rodevo, mi ci guastavo il sangue, digrignavo i denti come una fiera delusa del pasto. E perchè? Tornandoci su a mente fredda, credo che tutta la mia stizza nascesse dal pensiero di dover partire il giorno vegnente. Difatti, quale altra ragione, o pretesto, mi avrebbe soccorso, per farci rimanere laggiù, in quell’angolo oscuro di terra?