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— Mi accompagnerete a Bologna; — soggiunse ella, come per temperarmi l’amarezza di quella triste sentenza.
E il suo volto da quell’ora si rifece sereno. Anch’io, compiuto il mio debito di gentiluomo e guadagnato quel nuovo indugio di felicità, rividi la mia parte di sole. E furono giorni di strana ebbrezza, quei pochi che seguirono il doloroso colloquio. Ignari del passato e non curanti del futuro, immersi nel pensiero di noi medesimi, quasi fossimo al mondo noi soli, avevamo preso la vita a furia, come chi sente di non averne a godere più molto.
La Rosa, che ci vedeva così teneri l’uno dell’altro, non potè ritenersi dal dire che come noi non si erano amate mai due creature nel mondo. E aveva ragione a dirlo; ci amavamo alla sfrenata, per allora e per tutto il rimanente della vita.
Ho di quei giorni una ricordanza profonda,