Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/164

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dovere, con un bel garofano bianco all’occhiello, mi mossi alla volta del Roccolo; evitando l’abitato di Corsenna, per altro, tanto che ci arrivai alle nove e quaranta minuti. Troppo presto, forse? Eh, dopo tutto, avrei lasciato un biglietto di visita. Ma non ci fu bisogno di questo mezzo termine. Ero a mezzo il viale, quando ella si mostrò nel vano di una finestra, al primo piano della sua palazzina; mi vide, mi riconobbe, mi gettò con la sua vocina insidiosa un buon giorno di sirena, e sparì, ma per avvicinarsi. Compariva di fatto nell’atrio, quando io mettevo il piede sulla soglia del tempio.

— Ah bene! — gridò, stendendomi tutt’e due le mani. — Questo è un bel tratto, veramente degno di voi. E di me, — soggiunse, dopo un istante di pausa, — perchè io v’aspettavo. —

Risposi non so che cosa, ma balbettando assai più che parlando. Ella, intanto, preso il mio braccio, mi conduceva in un salottino accanto al vestibolo, indicandomi una poltroncina, sulla quale mi posi a sedere, am-