Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/196

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indossava una nuova veste, per cui si meditava una notte sul colore più acconcio di un cappellino, era già il conte Alerami; il conte Alerami che quella sera doveva venirla a cercare, per accompagnarla alla festa da ballo, in casa Torre Vivaldi.

Adesso riuscirà agevole intendere perchè la bionda contessa stesse così a lungo ritta di profilo contro lo specchio a bilico, guardandosi doppiamente riflessa, in quello e nella piccola spera che aveva tra mani.

Era la sua grande serata, la festa trionfale che aveva sospirata così lungamente, e la contessa, bella naturalmente della persona, bella della sua contentezza, voleva essere inappuntabile nella terza bellezza della sua acconciatura. Donde si vede che Matilde si atteneva fedelmente al vecchio dettato: omne trinum est perfectum.

In quella che essa così amorosamente si guardava per tutti i versi, udì suonare il campanello all’uscio di casa. Quella scampanellata la scosse assai più che non paresse dicevole per un suono così naturale, e voltandosi alla cameriera, disse con molta speditezza queste parole:

- Cecchina, andate voi stessa ad aprire. Se è il conte, fatelo entrare nel salotto, e ditegli che mi aspetti. Se è l’altro, ditegli che sto per vestirmi, che debbo andar fuori e che non posso riceverlo. -

L’altro, per chi non l’intendesse, era il nostro amico Lorenzo.

- Vado; - rispose Cecchina, muovendosi verso l’uscio.

- Accomiatatelo, in ogni modo. Ditegli che domani sto in casa, e che lo aspetto; - aggiunse la contessa, con un sospiro che somigliava maledettamente ad uno sbadiglio.

La vispa Cecchina corse, per ubbidir la signora; ma il servitore aveva già aperto l’uscio, ed ella non aveva anche posto il piede fuori del salotto verde, che si trovò dinanzi Lorenzo Salvani.

Il giovine era molto scombuiato nel viso, e gli si leggevano negli occhi tutti i tristi presagi del cuore. Cecchina, che lo aveva nel suo calendario assai più del conte Alerami, quantunque da lunga pezza il giovine non le facesse più sdrucciolare gli scudi nella tasca del grembiale, si sentì stringere il suo cuoricino da cameriera, e rimase turbata innanzi a lui, senza trovare una parola da dirgli.

- È in casa la contessa? - chiese Salvani.

- No.... sì.... cioè.... - rispose impacciata la cameriera. - La signora contessa è nel suo spogliatoio, e si prepara ad uscire.