Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/223

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Ma forse potranno stare ambedue. Quello che non può stare per nessun modo si è il conto fatto da un banchiere, il quale, noverati così alla grossa gli ornamenti della marchesa, scese a dire ch’ella poteva sottosopra valere un milione e mezzo.

Quello era forse il prezzo de’ suoi diamanti, delle sue perle e de’ suoi merletti di Venezia; ma la Ginevra dagli occhi verdi non aveva prezzo. Tutti i tesori di Golconda e dell’arcipelago indiano non valevano quel miracolo di natura che era la sua persona; nè tutti quei giri di perle che le stringevano i polsi, valevano un dito mignolo di quelle mani sottili, dalle venature trasparenti, che solo Fidia avrebbe saputo modellare, ma senza infonder loro la vita.

La marchesa, come le nostre lettrici hanno veduto, era magnificamente vestita, e mettiam pegno che taluna di esse si è già mattamente inuzzolita di uno sfarzo così strabocchevole. Ma se questa lettrice avesse veduto la Ginevra in persona, avrebbe più facilmente invidiato la grazia eletta con cui erano portate tutte quelle dovizie femminili. In fatti, a vederla, ella era molto più semplice di quello che non appaia da una dipintura necessariamente frondosa, quantunque pur sempre manchevole. Ogni cosa era a suo posto, ogni ornamento rispondeva per modo da non potercisi vedere una stonatura, e quel che più monta, il bianco splendore delle carni non ne era punto sopraffatto.

Un ventaglio con le stecche di madreperla e una scena di amorini che ruzzolavano festosamente sul prato, dipinta su d’una sottil pergamena dal Rubens, non era il meno prezioso di tutti quelli ornamenti, sebbene il banchiere anzidetto avesse dimenticato di metterlo nel conto.

Ora, sarebbe quasi inutile il dire che parecchie altre di quelle gentildonne invitate alla festa facevano pompa di tesori consimili. Le grandi famiglie genovesi avranno poderi e palazzi che fruttano a mala pena il due per cento; capolavori d’arte che non fruttano nulla; ma vedrete pur sempre le signore sfolgoreggianti di gemme come altrettante regine. E questo s’intenderà di leggieri, chi consideri che le gentildonne della festa erano le discendenti di quelle antiche dame, le quali tutte alla loro volta avevano portato diadema di dogaressa, nello spazio di quasi cinquecento anni, da Simon Boccanegra a Gerolamo Durazzo.

O bellezza! o forma sensibile della divinità, come risplendi tu mai, circondata dai tesori della natura e dell’arte! Omero, il nostro gran padre, non ha saputo altrimenti dipingerci la