Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/229

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Carli, che aveva già lasciato la Cisneri, per mettersi ai fianchi della padrona di casa.

- Non lo conoscete? - rispose il Cigàla. - È Aloise di Montalto.

- Sì; - soggiunse il piccolo Riario, facendo una di quelle mezze giravolte che sono tanto in uso presso certi pigmei forse a cagione degli altissimi tacchi che portano, - gli è il famoso duellista.

- Come, il duellista? - chiese Ginevra. - Non ha altro merito per farsi conoscere?

- Oh, marchesa, egli ne ha altri parecchi; - fu sollecito a rispondere il Cigàla. - È un perfetto cavaliere, ricco d’ingegno e di alto sentire. -

Il piccolo Riario non ardì rifiatare. Egli non poteva patire il Montalto; ma temeva forte la lingua pronta e sarcastica del Cigàla.

- Ha da esser vero, se lo dite voi; - soggiunse la marchesa. - Voi non mi sembrate uomo di facile contentatura.

- Avete ragione, marchesa, a dirmi ciò; ma ci avreste un gran torto, se voleste farmene una colpa. Amo dire quello che penso, io; ma sono tanto più lieto di poter dire la verità, quando essa è lusinghiera come un complimento. Ora questo, se volete degnarvi di rammentarlo, mi avviene assai di frequente, quando parlo con voi. -

La bella Ginevra volse al Cigàla1 un’occhiata graziosa, un’occhiata che gli avrebbe fatto dar di volta al cervello, se il Cigàla non avesse saputo che gli sguardi cortesi della bella Ginevra erano la cosa più naturale del mondo, come i raggi sono il naturale accompagnamento del sole, e non significavano mai nulla di particolare.

- Se andiamo di questo passo, signor Cigàla, - disse Ginevra, - diventerete un ottimista.

- Oh, non temete che ciò avvenga! - diss’egli di rimando; - alla più trista chiuderò gli occhi quando sarò vicino a voi, e vedrò tutto nero. -

Intanto che si dicevano questi nonnulla, il Pietrasanta era venuto ad ossequiare la marchesa, e dietro a lui veniva il marchese Antoniotto, tenendo il braccio di Aloise di Montalto.

Al nostro giovinotto tremavano un poco le gambe. Avvicinarsi alla donna che aveva amata fino a quel giorno da lontano, e chiusa nella sua nube diafana come una dea pagana, esserle poi presentato dal marito, erano in verità due cose così gravi da turbarlo2 maledettamente.

  1. Nell’originale "Gigàla".
  2. Nell’originale "turbarle".