Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/356

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frase vocativa: «Ma bien-aimée» dinotava due cose: che Enrico Pietrasanta teneva carteggio colle donne (gens inimica sibi), e che non usava sempre finir le sue lettere.

- Egli è felice! - esclamò Lorenzo, leggendo involontariamente quelle due paroline. Indi, messo da banda quel foglio, incominciò a scrivere la sua lettera ad Aloise. Ma era un lavoro difficile. Scrisse, cancellò, riscrisse, e finalmente, dopo avere inchiostrati tre fogli, che andarono a pezzi nel cestino, gli venne fatto di metter insieme questi paragrafi:


«Amico,

«Forza di eventi che tornerebbe inutile ora di starvi a chiarire, mi costringe a lasciar sola, senza aiuto, senza consiglio, la mia buona e santa sorella adottiva. Io la confido alle cure di Giorgio Assereto e alle vostre, ma più assai alle vostre, per quelle ragioni che intenderete agevolmente, quando avrete letto un antico carteggio che sta chiuso in una cassettina d’ebano, segreto di famiglia che ho dovuto leggere anch’io, questa mattina medesima. Mostrate questa lettera a Maria di Montalto (ella può portare questo nome, se non forse al cospetto del mondo, certo agli occhi di un gentiluomo come suo cugino Aloise) ed ella vi dirà dove si trovi la cassettina.

«Voi e il mio vecchio compagno Assereto sarete per quella infelice due fratelli, in cambio di uno che ella perderà; sarete l’anima di Lorenzo Salvani in due; il suo consiglio di famiglia, a gran pezza migliore d’ogni altro che potrebbe darle la legge; perchè a voi non occorrono articoli di codice, e l’amicizia, l’onore, sono i più sicuri canoni di giurisprudenza del mondo.

«Addio, Aloise, mio avversario di un’ora, e mio amico di tutta la vita; e se non avessimo a vederci più, dite alla gentile Maria che mi perdoni questa diserzione della custodia che m’aveva affidato mio padre; ed ella, e voi, e l’Assereto, amate un pochino la memoria del vostro, infelice1 ma non immemore,

«LORENZO SALVANI


Ciò scritto, rasciugò due lagrime che erano venute fuori ad offuscargli la vista; chiuse il foglio nella sopraccarta, e vi scrisse sopra:


«Al marchese Aloise di Montalto. Sue mani.»

  1. Nell’originale "infefelice".