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Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/361

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Il cuore della poverina batteva, batteva forte, come se fosse ad ogni tratto per rompersi. Ella non giungeva a intendere le ragioni di quella lunga e molesta fatica; ma indovinava che una assai grave necessità l’avesse consigliata a Lorenzo.

Credete nei presentimenti? Noi sì, e abbiamo dalla nostra intelletti fortissimi; tanto è vero che al mondo c’è di molte cose oscure tuttavia, e non sempre la nuda ragione è norma ragionevole all’animale che pensa. Ora la povera Maria, alla vista di tutti quegli apprestamenti malinconici, sentì una stretta al cuore, che le diceva esser quel giorno uno dei più gravi, forse il più grave, il più triste, di tutta la sua vita!

Corse difilata da Michele; il quale, come la vide giungere con quel piglio risoluto, fece atto di non aver occhi se non per le sue faccende.

- Non mentite, Michele; - disse ella, guardandolo in faccia e costringendolo a guardarla del pari, - voi sapete qualcosa.

- Io nulla, signorina, proprio nulla.

- Nulla! di che?

- Ma.... di quello che vorrà dir Lei; - ripigliò impacciato Michele.

- Guardatemi bene in viso, se potete! - soggiunse Maria. - Troppo presto vi siete provato a negare. Stamane c’è qualcosa.

- Stamane? Oh no! che vuole Ella ci abbia ad essere stamane? Di mattina fa un bel dormire per molti, e chi dorme non piglia pesci.

- Suvvia, Michele, non istate a celiare sulle parole. Oggi c’è qualcosa di grave, e Lorenzo ci ha mano. Non mi dite di no; io so tutto.

- O come? - esclamò il servitore, spalancando gli occhi le braccia. - Egli le ha detto?...

- Ah! ci siete caduto?

- Come una bestia! - aggiunse mentalmente Michele. - Maledetta lingua! Ma veda, signorina, io non so niente.... cioè.... qualcosa ci ha da essere, ma ragazzate, cose da nulla; il signor Lorenzo c’entra come c’entro io, che non c’entro affatto; gliene hanno parlato, ed egli ne ha parlato con me.... Ma già, poi, non ne faranno niente.... -

E voleva tirare innanzi su questa solfa; ma la signorina era diventata pallida, si sentiva venir meno, e cadeva su d’una scranna, in quella che colla mano tesa gli accennava