Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/208

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quelle imprese pericolose. Ambedue sono per farne una coi fiocchi; ma, non dubitate, ci vanno col piè dell’oca, e certo non romperanno l’ova in sull’uscio.

Bonaventura non era lieto, quel giorno; e si vedeva. Egli, per solito così chiuso dell’animo, che sapeva comandare al suo volto e foggiarselo a maschera per dissimulare le sue contrarietà, aveva quel giorno una cera da funerale. Sorrideva, ma a stento; parlava, ma distratto; come se, mentre rispondeva al Collini, stesse pure ascoltando ciò che un’interna cura gli bisbigliava nel cuore.

E sì che il fiero lottatore oramai poteva dirsi al termine del suo faticoso lavoro, e presso a raccoglierne i frutti. Il vecchio Vitali, come s’è accennato, aveva alla perfine fatto testamento. Per mettersi in pace con Dio s’era obbligato a dar fuori pel primo di gennaio un milione, che era appunto la somma lasciata in sue mani dai gesuiti fuggiaschi, e della quale, per la morte del Padre Martelli, non si sapeva più dove raccapezzare la ricevuta, che pure doveva esser stata sottoscritta dal banchiere. Questa era una restituzione; ma il signor Giovanni non aveva voluto saperne del vocabolo, e aveva in quella vece accettato una variante suggerita da Bonaventura, snocciolando quella somma a lui, perchè la trasmettesse a Roma, come offerta del pietoso banchiere alla chiesa del Gesù. Ciò fatto, al Vitali sarebbe rimasto ancora un milione e centomila lire; e di questa somma egli parlava per l’appunto nel suo testamento, lasciandola, tranne pochi legati a gente di servizio, in eredità al medesimo Bonaventura, come ricompensa alle sue cure amorevoli di tanti anni.

E perchè il Codice albertino non gli avrebbe concesso di disporre d’oltre i due terzi della sua sostanza in quel modo, e una terza parte sarebbe andata necessariamente ad Aloise, indicò nel testamento, come parte di quella sostanza, le quattrocentomila lire che aveva ricevuto in dote sua figlia, quando egli la sposò al marchese Alessandro Montalto. Per tal modo egli lasciava al nipote quello che non poteva negargli; ma computandovi quello che già i suoi parenti avevano ricevuto.

Ora il conto è presto fatto. La fortuna del banchiere Vitali oltrepassava i due milioni. Ma uno doveva esser dato alla mano, e non occorreva parlarne; rimaneva adunque un milione e poco più, forse centomila lire, secondo s’è detto; insomma un milione e mezzo contando la dote di Eugenia Vitali. La terza parte di Aloise, figlio unico di Eugenia, riusciva di un mezzo milione, sulla carta; in contanti, era appena