Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/226

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contorni del suo volto, le curve più leggiadre della sua persona, non appartengono all’originale. Il ritratto è fedele bensì, ma ogni cosa è raggentilita, levigata, accarezzata da quel medesimo scalpello che ad opera compiuta si converte in pugnale per noi.

La bella Ginevra dagli occhi verdi, per verità, era di tale bellezza, che il suo Pigmalione non avrebbe potuto conferirle una grazia di più. Ma egli, nel ritrarla in sè stesso, le aveva pur dato alcun che di nuovo, d’insolito, il suggello dell’artista. Quella immagine amava Aloise; egli l’aveva foggiata secondo il suo desiderio. E mentre la bella Ginevra non sapeva ancora di lui se non che egli era il solo che sdegnasse, non che ammirarla, guardarla; mentre nessuno s’era pure avveduto ch’egli si struggesse per lei, già la marchesa Ginevra era sua, già l’immagine rispondeva alle agonie dell’artefice. Il miracolo l’aveva operato egli nel suo cuore; era tuttavia un sogno, e già gli pareva realtà. Diremo una cosa strana, ma non parrà tale a chi abbia amato una volta in sua vita; se quella donna, il primo giorno ch’egli si fosse appressato a lei, gli avesse stesa la mano e detto col più soave accento di tenerezza: «vi amo» ei non l’avrebbe avuto in conto di novità; quella stretta di mano, quell’accento, quella parola, gli sarebbero sembrati continuazione d’un colloquio che durava da anni.

Così, allorquando le fu vicino e le parlò per la prima volta, gli parve non aver più nulla a dirle ch’ella già non sapesse, più altro a fare se non che adorarla tacendo. Lo schietto amore è già di per sè stesso poco loquace. La famosa carta del Tenero è una guida a chi viaggia per diporto; Werther e Jacopo Ortis non la conobbero, o, se pur la conobbero, sdegnarono usarne. L’amor vero e profondo non si butta a correre la ventura delle chiacchiere; indovinato e corrisposto si espande, arde ed illumina due vite; Sigea lata relucent; anco i naviganti lontani ne traggono indirizzo ed auspicio. Ignorato e negletto si consuma da sè, ma uccidendo chi lo porta nel seno.

Così amava Aloise; così fu tratto facilmente, fatalmente, nell’orbita di quell’astro che egli aveva tanto amato da lontano. Ginevra era troppo gran dama, troppo conscia di sè; le leggi era avvezza a dettarle, non a subirle da alcuno. E senza parlare di lei, non è questo il costume di tutte? L’amore, chi voglia considerarlo un tantino, ha le sue forme storiche anch’esso, come tutte le passioni dell’umanità, o, per pigliare una frase a prestanza dagli economisti, come tutti i fatti sociali. Una