Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/301

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XXXIII.

Una sola, e per sempre

- Qui, Aloise, qui; presso di me, che io vi veda in volto, che io non vi perda un istante!

- Eccomi, ai vostri piedi, mio secondo padre! - Così dicendo, Aloise si lasciò cadere su di uno sgabello presso il canapè, su cui il duca di Feira era venuto a sedersi spossato. Su quel canapè usava sedersi, su quello sgabello posare i piedi sua madre. E la madre era là, presente in tutte quelle cose che aveva toccate, presente in quell’aria che aveva respirata; ed il suo spirito congiungeva quei due, il vecchio seduto, e il giovane che gli posava daccanto, con le braccia appoggiate sulle sue ginocchia, lo sguardo fisso nel suo.

- Questo colloquio è triste, assai triste; - ripigliò poco stante il vecchio gentiluomo; - ma in esso è tuttavia il primo lampo di gioia che illumini un tratto le tenebre della mia sconsolata esistenza. Non fate che mi sparisca sì tosto; consentite che questo po’ di luce rischiari i miei ultimi giorni. È vostra madre che ve lo chiede per le mie labbra. ella che mi ha comandato di vivere per voi. Non sentite l’anima sua immortale che ci aleggia dintorno? Non pensate che ella ci ascolta, librata su noi, in atto di aspettare da suo figlio una parola che la raffidi? Io ne ho fede, io la sento, in questo punto la vedo. Vi racconterò una cosa strana, incredibile, ma vera. Un giorno, or fanno a mala pena quattro anni, io varcavo la catena delle Ande, eccelsa, paurosa sede di vulcani e di nevi. Perchè? non lo so; andavo innanzi come l’Assuero della leggenda, sospinto qua là senza posa dal suo fato, pur sempre tentando di sfuggirgli, ma invano. Così son vissuto io, Aloise, e gli anni, lungi dal mitigare l’angoscia, l’accrebbero. E così travagliato da un aspro desiderio, da una operosità febbrile, che a volte mi diè la stanchezza, senza mai lasciarmi gustare la calma, io viaggiavo quel giorno. Gli uomini della mia scorta, affranti da molte ore di cammino, avevano fatto una sosta; io non posavo, io avevo bisogno di muovermi, io correvo speditamente innanzi, procacciandomi la voluttà di sentir