Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/43

Da Wikisource.

— 39 —


non lo risguardasse punto, e se la cavò mandando una languida occhiata alla marchesa Giulia, che si fece tutta rossa nel volto. Ma i lettori non facciano sospetti temerarii; la marchesa arrossiva facilmente, perchè a ciò la traeva il suo color naturale.

Restava Aloise; ma, in quella che gli altri parlavano, il nostro giovine s’era fatto un cuor da leone. Non si diventa prodi, se non guardando in faccia il pericolo. Cotesto occorre in battaglia, e molti che leggono ne avranno fatto sperimento in sè stessi. Chinar la testa una volta al sibilar delle palle, conduce a chinarla per sempre; mettersi al riparo dietro un ciglione, persuade a non trarne più fuori la testa; e l’occasione, che potrebbe fare dell’uomo un eroe, la occasione se ne va, lasciando il soldato nella sua codarda postura.

Aloise aveva veduto il suo segreto scoperto; ma, tocco sul vivo, aveva pure considerata in un batter d’occhio la sua condizione disagiata, e fatto il proposito di uscirne. Però, a mala pena ebbe il marchese Onofrio tartagliate le sue scuse, volse lo sguardo animoso a Ginevra, e le disse:

— Orbene, se gli amici non la sanno, vedrò di raccontarvela io; ma quella soltanto di Goffredo Rudel, che l’altra del Doria non l’ho presente ora.

— Ci contenteremo di quella; — rispose Ginevra.

— Incomincio, dunque; ma badate, signora, che è lunga.

— Oh, non ve ne date pensiero; il tempo è tutto nostro.

— Aloise, — bisbigliò il Pietrasanta all’amico, — ero venuto per parlarti di un negozio....

— Me ne parlerai più tardi! — interruppe Aloise, con un accento che non isfuggì al fine udito della marchesa Ginevra.

E mentre tutta la nobile brigata si raccoglieva ad udirlo, Aloise, non senza arrossire un tantino, così incominciò la la narrazione:

— «Goffredo Rudel, signore di Blaia, è uno dei primi trovatori di cui facciano menzione le cronache di Linguadoca. Da giovine, amò, o credette di amare, una Guglielmetta di Benagues, viscontessa guascona, la quale doveva essere una gran lusinghiera, e amica del numero tre, poichè le piaceva tenere a bada, nel medesimo tempo, lui Goffredo, Elia Rudel suo cugino, e Savary di Mal Leone.»

— Povera viscontessa! — interruppe Giulia. — Non sareste per caso un po’ crudele con lei.?

— No, marchesa, imparziale. «Narra la storia che in una conversazione tra la dama e i tre gentiluomini anzidetti, ella