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VIII.

Nel quale si disputa lungamente intorno all’origine
della donna

Siamo nella sala superiore della trattoria del Teatro. La sala del pian di sopra, che già abbiamo accennato, non troppo grande nè troppo piccola, par fatta a bella posta per quei cenacoli, di cui diamo un saggio al lettore. Arredata pulitamente, senza pretensione, fa buon viso ad ogni maniera di gente, purchè costumata. Vi si giunge per una scaletta, la quale ha due ingressi, l’uno nella sala a pianterreno, e l’altro nel vestibolo del teatro Carlo Felice.

Non è ancora suonata la mezzanotte, ma già i Templarii sono adunati. Una lucerna a gasse scende dal soffitto a illuminare la mensa; dalle tre finestre spalancate, per dar libero corso all’aria, si spande l’acciottolìo de’ tondi e de’ bicchieri, il suono delle voci e delle risa festevoli dei commensali, che sono tredici in punto (nè l’hanno per malo augurio) intorno ad una tavola, a cui il rinforzo di due tavolini sui lati minori ha dato la forma della più smilza tra le cinque vocali.

I dieci Templarii, gli autentici, non c’erano tutti; ma ai due che mancavano, supplivano cinque ausiliarii. Tra i primi si notava Mauro Dodero, vecchia conoscenza dei nostri lettori, il quale non aveva raccontata ancora la sua famosa storia d’Ocuenacati ai congregati epuloni di Quinto; Mauro Dodero, a cui la gran barba bionda, già largamente frammista di fila d’argento, aveva fatto ottenere più agevolmente il titolo, d’altra parte meritato, di gran maestro dell’ordine. Gli sedeva daccanto Marcello Contini, quell’allegro giovinotto che, nove anni di poi, doveva morire, glorioso uffiziale dei Carabinieri genovesi, sulle contrastate alture di Montesuello, e che allora era noto al sesso debole per la maschia bellezza della persona, agli amici per la smania di cantare senza azzeccarne mai una, a tutti per l’ottimo cuore, per la schietta cortesia dei modi, posta maggiormente in rilievo, anzichè scemata, come in tant’altri avviene, dagl’impeti di una bollente natura.

Marcello, povero amico! Tu eri de’ buoni: perciò, come tanti altri buoni, sei morto nel fiore degli anni. La gran