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Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/168

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maggese, poterono pensare ch’egli già facesse i suoi conti sulle giornate di lavoro, che sarebbero occorse per vincer la gara. Egli, in quella vece, andava dicendo tra sè:

— Ecco la legge del conte! Io amo una donna, e questa donna ama me; il conte si frappone, con la prova della falce, e un altro vince la prova; e ciò che Iddio aveva ispirato nel cuor mio e nel cuore di quella donna, non vale, dev’essere soffocato, in obbedienza alla legge del conte. Oppure, io amo una donna che non m’ama, e vinco la prova, e quella donna è mia, contro i voti del suo cuore. Legge del conte! legge iniqua! Pure, io debbo passare di qua. Voglio Getruda, la bella Getruda, che mi è tanto severa. E perchè severa? Che ambizioni hanno mutato in tal guisa il suo cuore? Pur troppo, io non sono che un povero aldione; ed essa è troppo bella. Una donna bella può giungere a tutto; e l’uomo ha da rimanere incatenato al posto che gli ha assegnato il suo destino. Eppure, qualche volta un uomo forte ed audace.... Ah, sì, se io fossi soldato.... se la fortuna mi arridesse tanto da