Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/222

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— Ecco una gravità di discorso — diss’egli — che tu hai portato con te per accrescere la dignità del tuo ufficio di giudice. Ma qui, caro mio, non sei giudice ancora.

— Nè sarò tale a San Donato; — replicò il castellano. — Dove tu sei, la giustizia è tuo diritto.

— Che! che! non mi parlar di restare un giorno a vedere quei tuoi falciatori. Non vedi, Rainerio? Abbiam cani e falconi; faremo caccia, stamane. Ritorneremo stasera, e vedremo quello che tu e gli scabini avrete giudicato. Quanti sono in gara!

— Cinque; — rispose Rainerio, sospirando.

— Cinque! — ripetè il conte. — Così pochi? Ma non è dunque un prodigio di bellezza, questa decantata Getruda?

— Erano molti di più; — disse Rainerio, evitando di rispondere alle ultime parole del conte. — Ma li ha spaventati la parola di un ultimo venuto, che ha offerto di falciare tutto il prato in un dì.

— Nientedimeno! — esclamò il conte Anseimo. — Ma che grandezza ha egli, quel