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Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/77

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donde si cavava il sidro per le sbevazzate della corte d’Anselmo. Da quelle frequenti cavalcate di Rainerio al podere, Dodone traeva profitto per pagare il meno che gli fosse possibile e metter di costa qualchedun’altra di quelle belle monete d’oro con la effìgie dei vecchi imperatori romani, che gli piacevano tanto.

Le monete, s’intende, e non gl’imperatori; i quali si guardavano soltanto per guarentigia del titolo. Non erano, per esempio, così pregiate le facce degli imperatori di Bisanzio; facce proibite, o da proibire, per la fede greca che appariva dal titolo inferiore dell’oro. Monete greche e monete romane erano del resto in uso per tutto il mondo conosciuto, e in Italia piacevano ai servi indigeni, come ai signori stranieri. Dodone non poteva sperare, all’età sua, di diventar grande; ma voleva esser ricco. E quando una di quelle monete entrava nel suo forziere, la faccia d’imperatore, che c’era impressa, non poteva sperare di uscirne più, se non nelle ore quiete e solitarie che il vecchio aldione consacrava all’adorazione del suo