Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/8

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deve essere il babbo del rivellino, il marito della riva, della ripa, e d’altrettali eminenze.

La valle, da San Giuseppe a Cairo, è larga abbastanza. Il fiume, che è la Bormida, corre quasi sempre rodendo la sponda destra, e lasciando sulla sinistra allargarsi i prati e le vigne. Dietro a quei prati e a quelle vigne, si levano parecchi ordini di colline, sostenute alle spalle dai monti di Cosseria e del Cengio. Tra quelle colline si ascondono graziose e ombrose vallette, solcate da rigagnoli susurroni, che scendono ad aumentare considerevolmente la potenza idraulica della Bormida, nei mesi in cui essa ne ha meno bisogno: e ciò per compenso del poco o nulla che le recano, quando essa è più magra, e i suoi pesci sospirano un’anima pietosa che li levi di pena. Tra queste vallette c’è ad esempio quella della Bàissa, ossia della Balza; dove la balza è rappresentata da uno sprone di conglomerato rossigno, corroso dalle acque, sporgente sul fianco sinistro di chi risale il corso del rigagnolo, mentre sul fianco destro, sulla vetta d’un colle lungo, sorge tra una