Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/85

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— È colpa mia se il castellano, venendo a cercare di te, si ferma a parlarmi?

— Egli si fermerebbe meno, se tu non mostrassi di ascoltar volentieri le sue ciance. So bene ciò ch’egli vuole. Maritarti a modo suo! Quanta cura per noi, povera gente! Ma bada; io non voglio nè scudieri, nè servitori di conti; io voglio un aiuto alla mia vecchiaia; voglio un uomo dei campi, come siam noi, che possa far fruttare questa terra, dove siam nati, e che è un po’ più nostra, che non sia di tanti signori, i quali hanno avuto solamente la fortuna di nascere. Noi siamo aldioni, ma sappiamo quel che la terra vale, e quante gocce del nostro sudore entrino in una spiga di grano, o in un acino d’uva. Questa terra è nostra, e dobbiamo difenderla. —

Ciò detto, e parendogli che fosse fin troppo, il vecchio Dodone voltò le spalle alla sua bella ed ambiziosa figliuola, per ritornarsene alla terra de’ suoi sudori; anch’essa insidiata da conti, da ciambellani, da abati e da vescovi, che non ci avevano sudato, per bacco!