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atto secondo | 75 |
Fulvia
E so lo fosse? Che cos’ha da importartene, a te?...
Valerio
Ah, gli è che ho fatto un sogno.... ad occhi aperti. Avevo chiesto una fanciulla in isposa.... bella, oh, bella, come....
Fulvia
Lascia i paragoni.
Valerio
Sì, perchè nessuna cosa al mondo può paragonarsi a lei. Il capo di casa me l’aveva concessa, ed ella portava il mio anello di ferro, emblema della nostra fede, là, nel quarto dito della mano manca, dove ci hai la vena che corrisponde al cuore.
Fulvia
Che c’entro io?
Valerio
Ah, dicevo così per dire. Tu eri.... cioè, ella era la mia sperata. Poco dopo, con gran cortèo di congiunti, di amici, e di pronubi, andavamo al Pontefice massimo, per la cerimonia nuziale. Era bella, nella sua lunga veste di candida lana, colla cintura stretta alla vita dal nodo d’Ercole, colla sua corona di fiori e verbene sul capo, ravvolta nel flammèo, meno splendido delle sue guance, suffuse del colore della modestia.... come le tue in questo punto. Ed ella veniva a casa mia, toccava l’acqua e il fuoco,