Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere I.djvu/26

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interne ricchezze, di che essi sono affatto mendici, e ne veggono sì dovizioso quel povero. Ullane autem tam ingentium opum, tam magnæ potentiæ voluptas, quam spectare homines veteres, et senes, et totius orbis gratia subnixos, in summa omnium rerum abundantia confitentes, id quod optimum sit, se non habere? Or sieno i Ricchi alberi con una gran selva di rami sparsi in ogni parte, belli e fronzuti: un Povero letterato è un tronco sfrondato e ignudo. Ma che?

Qualis frugifero quercus sublimis in agro

Exuvias veteres populi, sacrataque gestans

Dona ducum, nec jam validis radicibus hærens,

Pondere fixa suo est, nudosque per aera ramos

Effundens, trunco, non frondibus efficit umbam.

Sed quamvis primo nutet casura sub Euro

Tot circum silvæ firmo se robore tollant;


Il Savio in bando


Quegli antichi Savj, maestri di Sapienza, che vivi la Grecia, morti hanno avuto il Mondo per uditore, ci lasciarono per infallibile aforismo: Accioché la mente impari a filosofar senza errore, esser di bisogno che il piè vada per varie terre errando. Potersi giungere alle ricchezze della Sapienza, ma non altrimenti che se si vada da molti Savj per molti luoghi accattandola da mendico. La Verità (dicevano), nata in cielo, è pellegrina in terra; né si truova altrimenti, che pellegrinando. Chi la cerca, fa come i fiumi, che tanto crescono, quanto caminano; sì che quelli, che alle lor fonti erano appena piccoli rivi, nel dilungarsi che fanno, divengono poco meno che mari. I vapori della terra prenderebbono essi mai forma di stelle, se, lasciata la patria dove erano fango, non corressero