Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere I.djvu/61

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e d’eloquenza, ove s’abbiano a rincorare, a riprendere, affrenare i soldati; e di gran pratica nelle antiche e moderne istorie; e di quelle parti di Geometria, che alle machine e alle fortificazioni appartengono; e tal volta d’Astronomia, per non perdere, come più d’una volta bruttamente s’è fatto, per ispavento d’un subito eclissi del Sole, una giornata e un’esercito; sì che abbia ad asseguarsi l’Ignoranza per iscusa, e dirsi come di Romolo, che fece l’anno di sol dieci mesi:

Scilicet arma magis quam sidera, Romule, noras.

Di tutto questo, per non esser materia d’altrui che de’ Capi di guerra, io non favello. Bastimi solo raccordare per ultimo.

Che non si sta sempre al campo e su l’armeggiare, ma or tempi di pace or necessità di riposo richiamano alla vita civile; dove chi non ha qualche cultivamento di Lettere, quello almeno che chiede il conversare onorato fra persone riguardevoli e per lo più di qualche sapere, dovrà egli essere come i tamburi, che in tempo di pace perdono affatto la voce, dov’erano sì strepitosi in guerra? o pur, conforme all’antico costume di que’ buoni Cavalieri Romani, finita la guerra, dovrà applicarsi a cultivare i suoi campi; come se un’uomo di vita mlitare fosse una fiera, che, fatta preda nell’abitato, ritorna alla foresta e si rinselva?

Paolo Emilio, vinto il Re Persio e soggiogata la Macedonia, si tratteneva co’ baroni di quel Regno a celebrare le feste della vittoria con ispessi conviti; ne’ quali usava sì ingegnosa maniera d’imbandire, che la tavola sembrava un campo, in cui contra i convitati marciavano le ordinanze de’ piatti, che primi attaccavan la mischia e davan l’assalto, facendo a tempo le ritirate i già vuoti e scarichi, e dando luogo a’soccorsi d’altri nuovi che di fresco venivano. V’eran vivande, che teneano sempre il primo posto in tavola; ve n’eran, che, quasi presa la carica, chi più tosto e chi più tardi cedevano. Alcune venivano copertamente e di soppiatto, quasi